Spotify Lossless: analisi critica e tecnica della nuova qualità audio
Spotify Lossless: tra promessa mantenuta e realtà tecnica
Introduzione
Ci sono annunci che diventano leggende. Spotify parlava di audio “HiFi” già nel 2021, ma per anni la promessa è rimasta sospesa nell’aria, come una sinfonia interrotta a metà. Ora, nel 2025, quella promessa prende forma: Spotify Lossless è realtà. Ma cosa significa davvero ascoltare musica “senza perdite”? E soprattutto: è la rivoluzione che aspettavamo, o solo un passo dovuto per rincorrere la concorrenza?
Cosa offre davvero Spotify Lossless
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Formato: FLAC lossless
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Qualità: fino a 24-bit / 44,1 kHz (un po’ oltre lo standard CD, che è 16-bit)
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Disponibilità: inclusa per tutti gli utenti Premium, senza costi aggiuntivi
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Attivazione: manuale dalle impostazioni (“Qualità multimediale”), con scelta tra Wi-Fi, dati mobili e download offline
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Compatibilità: mobile, desktop, tablet, e dispositivi con Spotify Connect
👉 In pratica: più dati, meno compressione, maggiore fedeltà. Ma non è ancora “hi-res” nel senso più puro.
Lossy vs Lossless: differenze concrete
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Spotify Premium standard (fino a ieri): OGG Vorbis/AAC a 320 kbps, 44,1 kHz, con perdita (lossy)
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Spotify Lossless (oggi): FLAC fino a 24-bit / 44,1 kHz, senza perdita, bitrate medio 1.000–1.400 kbps
Risultato tecnico:
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I file lossless conservano l’intera gamma di frequenze fino a 22 kHz, senza tagli netti.
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Gli attacchi e le sfumature risultano più naturali.
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Il suono ha maggiore dinamica e tridimensionalità rispetto ai file compressi.
Limiti da tenere a mente
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Non è vero Hi-Res: restiamo fermi a 44,1 kHz, mentre concorrenti come Tidal, Qobuz o Apple Music arrivano a 96 o 192 kHz.
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Hardware: senza DAC dedicato, cuffie cablate o impianto hi-fi, i vantaggi si riducono drasticamente. Le cuffie Bluetooth standard comprimono comunque il segnale.
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Consumi: un brano lossless pesa 30–50 MB, contro i 7–10 MB della versione compressa. Ascoltare in mobilità può bruciare giga.
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Disponibilità: rollout graduale in più di 50 Paesi. Non tutti lo avranno subito.
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Mastering: il formato non fa miracoli. Se il brano è stato compresso male in fase di mastering, resterà piatto anche in FLAC.
Confronto con la concorrenza
Servizio | Formato | Risoluzione Massima | Costo extra |
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Spotify | FLAC | 24-bit / 44,1 kHz | No |
Apple Music | ALAC | 24-bit / 192 kHz | No |
Tidal | FLAC/MQA | Fino a 24-bit / 192 kHz | HiFi Plus |
Qobuz | FLAC | Fino a 24-bit / 192 kHz | No |
Amazon Music | FLAC | Fino a 24-bit / 192 kHz | No |
👉 Spotify vince sulla semplicità (incluso nel Premium), ma resta un passo indietro nella corsa all’“hi-res assoluto”.
Analisi critica
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Pro: finalmente Spotify offre un’esperienza allineata agli standard moderni; niente più “gap” qualitativo con la concorrenza; ottimo compromesso per chi ha un buon impianto e vuole ascoltare meglio senza costi extra.
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Contro: non è la rivoluzione annunciata, bensì un adeguamento. Per i puristi del suono ad alta risoluzione, resta una scelta “medio-alta”, non il top.
Conclusione
Spotify Lossless è una notizia importante per chi ama la musica. È un passo avanti concreto, che porta benefici reali a chi ascolta con dispositivi di qualità. Ma non è un punto di arrivo: è un punto di partenza.
Per chi ascolta in cuffiette Bluetooth o in ambienti rumorosi, il salto sarà poco percepibile. Per chi invece ha un buon impianto o ama soffermarsi sui dettagli di un brano, è finalmente arrivato il momento di mettere Spotify alla prova.
E per il settore hi-fi? È un’occasione: parlare di qualità, far capire al pubblico che il formato è solo l’inizio. La vera magia avviene nella catena audio che porta quei dati fino alle nostre orecchie.
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